venerdì 14 novembre 2008

libri a fagiolo

Ho appena comunicato a un'amica il titolo di un libro che ho letto recentemente.

E mi sono resa conto di una cosa: per ben la seconda volta mi son ritrovata a leggere un libro che mi ricordava troppo da vicino sensazioni, emozioni, paure di ciò che stavo vivendo in quel momento. E che in fondo sto vivendo tuttora.

Il libro incriminato è "Extremely loud & incredibly close" di Jonathan Safran Foer. Quello di "Everything is illuminated" per intenderci (bellissimo anche questo).





Mi era già successo con un libro di un corso di Letteratura Inglese di tanto tempo fa ("L'Irlooooooondaaaa!", cit.).

Eppure, quasi quasi, quest'ultimo lo rileggerei.

Il quest'ultimo è "The Blackwater Lightship" di Colm Toìbin.

Quanto ho pianto. Anche in metrò mentre andavo in uni/a casa. E la gente che mi prendeva per matta.









Leggeteli. Meritano entrambi davvero.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Aha, il mitico corso sull'Irlònda!
Circa 2004, se non sbaglio. Io ero rimasto impantanato (nel "bog") nell'interpretazione delle poesie di Seamus Heaney (Death of a naturalist in particolare).
Comunque identificarsi nelle proprie letture è un'ottima esperienza (un po' meno quando ti corrispondono personaggi con li stessi tuoi sassolini nella scarpa, lì si rischia una spirale negativa non da poco).
Sta succedendo anche a me con "Se una notte d'inverno un viaggiatore". Le prime pagine sono quanto di più vero abbia mai letto (nonchè tra le più divertenti).

Anonimo ha detto...

mò vado a cercarmeli :)

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